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Afghanistan-Pakistan: Aria di guerra. Chiuso il  Kyhber Pass

Il confine di Torkham, tra Afghanistan e Pakistan, è stato chiuso dopo che si sono deteriorate le relazioni tra i Talebani al potere in Afghanistan ed il governo pakistano.

Il Mullah Mohammad Siddiq, un commissario nominato dai talebani a Torkham, ha affermato che «il Pakistan non ha mantenuto i suoi impegni e quindi il punto di attraversamento è stato chiuso».

(https://www.aljazeera.com/news/2023/2/20/main-afghan-pakistani-border-crossing-closed-gunfire-reported)

Le controversie legate al confine di 2.600 km sono state al centro di una decennzale contesa tra i due Paesi. Il punto di confine di Torkham è il principale punto di transito per viaggiatori e merci tra il Pakistan e l'Afghanistan.

(https://apnews.com/article/afghanistan-pakistan-government-taliban-fires-fa3dbdd5855db10b84f9e3b25a5c1166)

Secondo quanto riferito all’agenzia Reuters, alcuni testimoni hanno udito anche di alcuni spari in prossimità del confine: «Quando abbiamo sentito spari al mattino, ci siamo preoccupati e abbiamo creduto che le truppe dei due paesi avrebbero potuto iniziare a combattere».

(https://www.reuters.com/world/asia-pacific/main-afghan-pakistani-border-crossing-closed-residents-report-gunfire-2023-02-20/)

Il Pakistan ha assistito a un'impennata degli attacchi armati da novembre da parte talebani pakistani, noti con l'acronimo TTP.

Il TTP è un gruppo armato alleato con i talebani in Afghanistan ed ha combattuto una ribellione contro lo stato del Pakistan per più di un decennio.

Il ministro degli Esteri pakistano, Bilawal Bhutto Zardari, ha detto che i rischi dei combattimenti armati provenienti dal territorio afghano potrebbero colpire il mondo.

Il posto di frontiera di Torkham si trova al termine del noto Khyber Pass, ovvero un valico (2108 m) nella catena montuosa del Safed Koh, costituito da una gola, lunga circa 50 km, attraversato da una strada collegante l'alta valle del fiume Kabul (Afghanistan) con la città pakistana di Peshawar.

Ebbe in ogni tempo una grande importanza sia commerciale sia militare e rappresentò la principale via d'invasione dell'India.

Rivendicato dall'Afghanistan, dal 1947 fa parte del Pakistan.

In passato, fu un importante punto di passaggio tra l'Asia centrale e l'Asia meridionale nonché luogo di importanza strategico-militare.

Dario I, Alessandro Magno, Gengis Khan, gli arabi e i turchi utilizzarono questo passo.

A nord del passo vi è il territorio delle tribù Mullagori, mentre a sud vi è la valle di Tirah, dove vivono le tribù Afridi.

Sia gli Afridi che gli afgani Shinwari hanno difeso il passo come proprio territorio durante i secoli, dato che il controllo era fonte di ricchezza per via del pedaggio richiesto.

Anche oggi il controllo di quel valico ha una grande importanza strategica e militare.



(Fonte immagine: forces.net)

Saif al-Adel: il nuovo leader di al-Qaeda

Secondo un rapporto di esperti delle Nazioni Unite, Saif al-Adel è stato identificato da molti Paesi come il nuovo leader “de facto e non contestato” di al-Qaeda.

(https://www.washingtonpost.com/world/2023/02/15/al-qaeda-leader-saif-al-adel/)

Al-Adel, che è ricercato dagli Stati Uniti in relazione agli attacchi del 1998 delle sue ambasciate in Tanzania e Kenya, è un ex membro dell'esercito egiziano e in seguito ha combattuto i sovietici quando hanno invaso l'Afghanistan nel 1979. È anche un membro fondatore di al-Qaeda ed era un lealista di Osama bin Laden, la mente degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001.

Quando le forze statunitensi hanno ucciso il successore di bin Laden, Ayman al-Zawahiri, in Afghanistan l'anno scorso, Adel è stato ritenuto da molti esperti come il probabile prossimo leader del gruppo terroristico.

Le autorità statunitensi avevano precedentemente offerto una taglia di 10 milioni di dollari.

Al-Qaeda non ha però dichiarato pubblicamente Adel quale suo nuovo leader, forse a causa delle sensibilità politiche del regime talebano in Afghanistan.

Rita Katz, esperta di estremismo e direttrice del SITE Intelligence Group, aveva ipotizzato che al-Qaeda avrebbe nominato un nuovo leader sotto un alias che non svelasse un “volto”.

Molti Stati membri delle Nazioni Unite sospettano che il “fattore chiave”, dietro il silenzio di al-Qaeda, sia la probabile residenza di lunga data di Adel nell'Iran a maggioranza sciita. Il gruppo terroristico sunnita considera da tempo i musulmani sciiti come degli apostati.

Di conseguenza, la presunta presenza di Adel in Iran pone “questioni teologiche e operative difficili” per al-Qaeda.


Kabul: Talebani distruggono covo dell’ISIS-K

Il portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, ha affermato che le forze di sicurezza afghane hanno distrutto un covo dell'ISIS a Kabul.

(https://www.khaama.com/security-forces-destroyed-important-isis-hideout-in-kabul-mujahid/)

Il blitz ha provocato la morte di alcuni terroristi tra cui anche alcuni cittadini stranieri.

Nell’ultimo anno è significativamente aumentato il numero di attentati rivendicati dall’ISIS, in particolare dall’affiliato regionale, l’ISIS-K (la Provincia dello Stato Islamico Khorasan).

Sebbene anche altri gruppi militanti tra cui Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP) e Al-Qaeda abbiano preso slancio con il ritorno dei talebani al potere, questi non rappresentano una minaccia all'amministrazione dei talebani perché legati da profondi legami.

Nel recente periodo, i militanti dello Stato islamico del Khorasan (ISIS-K) hanno effettuato diversi attacchi terroristici, nel cuore di Kabul, contro l'ambasciata russa, la missione diplomatica pakistana e un hotel cinese, causando la morte di decine di persone.

L’ISIS-K è stato fondato nel 2015 da ex membri dei talebani pakistani, prevalentemente attivi nella parte nord-orientale dell’Afghanistan. Si tratta di un movimento più piccolo e più recente che abbraccia una versione più violenta dell’Islam rispetto ai talebani.


(Fonte immagine: observatorio.cisdeobservatorio.cisde)

Pakistan: irruzione in un covo di Talebani

Il ministero della Difesa pakistano ha affermato che le forze di sicurezza, agendo sulla base dell'intelligence, hanno fatto irruzione in un nascondiglio di ribelli talebani pakistani al confine afghano e ucciso 12 militanti.

Le forze di sicurezza hanno lanciato l'operazione dopo aver monitorato gli insorti per una settimana. I terroristi sono stati attirati fornendo un veicolo di fuga che è stato intercettato e neutralizzato.

Nel covo le truppe hanno anche rinvenuto armi, munizioni e valuta afgana.

Il raid è avvenuto tra le crescenti tensioni in Pakistan e all'indomani di un attentato alla moschea della scorsa settimana che ha ucciso 101 persone a Peshawar. I funzionari pakistani hanno incolpato l'esplosione del fuorilegge Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP).

(https://www.reuters.com/world/asia-pacific/blast-mosque-pakistans-peshawar-70-injured-2023-01-30/)

Gli osservatori internazionali considerano il Pakistan il paese più vicino ai talebani afghani, nonostante abbia dovuto affrontare per due decenni le insurrezioni del ramo pakistano del movimento. In particolare, l'insurrezione del TTP si è concentrata nella remota ex regione tribale del Pakistan, l'odierna provincia di Khyber Pakhtunkhwa, che confina con l'Afghanistan. I talebani pakistani usano spesso le aspre aree di confine con l'Afghanistan sia come nascondigli che come “siti” per lanciare attacchi transfrontalieri in Pakistan.

L’area è estremamente vicina al noto Khyber Pass, una delle principali vie di collegamento tra Pakistan ed Afghanistan.

Il TTP, che mantiene basi anche nel vicino Afghanistan, è separato ma stretto alleato dei talebani afghani dei quali ne è una diramazione.

L'organizzazione armata mira ad attaccare le istituzioni per imporre la propria interpretazione della Sharia in Pakistan. Come i talebani afghani,  il TTP promuove una linea conservatrice dell'Islam e la sua ideologia è vicina a quella di Al-Qaeda.

Secondo gli esperti, la conquista talebana dell'Afghanistan, il 15 agosto 2021, sembra abbia incoraggiato il TTP ad avanzare.

Difatti il TTP ha incrementato la sua forza dopo il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan.

Lo stesso Governo afghano è accolto con favore anche dalle istituzioni pakistane, accusate di sostenere il gruppo che, per anni, si è opposto al governo di Kabul appoggiato dagli Stati Uniti.


(Fonte immagine: indiatvnews)

Qatar: il “giallo” del TG1

Il primo febbraio il TG1 della sera ha mandato in onda un servizio in cui si presentavano alcuni documenti relativi ad una serie di presunti pagamenti per oltre 220 milioni di dollari, effettuati dal Qatar, ai membri del governo e delle forze armate afgane per “convicerli” a non resistere all’avanzata dei talebani e a favorirne l’entrata al potere.

Operazione che portò alla caduta di Kabul nel 2021.

(https://ilmanifesto.it/soldi-ai-capi-afghani-per-cedere-ai-talebani-qualcosa-non-torna)


Nessuna testata nazionale ha riportato la notizia e chi lo ha fatto l’ha subito rimossa.

Anche a livello internazionale non c’è stata nessuna ricaduta, se non da parte di qualche piccolo giornale di area mediorientale.

Su RaiPlay, inoltre, il TG del 1 febbraio è l’unico a non essere in archivio.

È come se la notizia fosse scomparsa, letteralmente cancellata, dal mondo dell’informazione.

Due le probabili motivazioni:

  • la notizia non aveva fondamenti reali;
  • qualcuno ha agito per farla sparire.


La “questione Qatar” affonda le sue radici nel passato.

Nel 2017 Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Bahrain hanno annunciato lo stop dei rapporti diplomatici con il Qatar accusandolo di finanziare i terroristi.

(https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/amp/ContentItem-16eb0774-deae-4716-bddc-119ef678fabf.html)

La rottura dei rapporti diplomatici avvenne appena 15 giorni dopo la visita a Riad del presidente americano, Donald Trump, che chiese ai Paesi musulmani di agire in maniera decisiva contro l'estremismo religioso.

Oltre ad annunciare la rottura delle relazioni diplomatiche con Doha, l'Arabia Saudita, gli Emirati arabi uniti e il Bahrain decretarono l'espulsione di tutti i cittadini qatarini, dando loro 14 giorni per partire.  

I governi di questi tre Paesi ordinarono ai loro cittadini che si trovano in Qatar di passaggio o come residenti di lasciare il Paese.

L'Arabia Saudita chiuse i collegamenti terrestri, aerei e marittimi con l'emirato e vennero sospesi i voli delle compagnie aeree Etihad, Emirates e FlyDubai da e per il Qatar.

L’accusa era quella di appoggiare i Fratelli Musulmani, diffondere i messaggi di Isis e al-Qaeda e di sostenere le politiche iraniane nella regione.

(https://tg24.sky.it/mondo/2017/06/05/egitto-arabia-saudita-emirati-arabi-bahrain-qatar-terrorismo/amp)

Il 4 gennaio 2021, un accordo tra Qatar e Arabia Saudita, con il benestare degli Stati Uniti del neo eletto Biden, mise fine alla disputa e diede inizio ad una nuova politica “distensiva” nell’area.

(https://www.africa-express.info/2021/01/04/dopo-tre-anni-di-liti-qatar-e-arabia-saudita-fanno-la-pace-con-la-benedizione-usa/)


Una inchiesta del Telegraph del novembre 2022 ha riacceso i riflettori sul governo di Doha. (https://www.telegraph.co.uk/global-health/terror-and-security/how-taliban-helped-build-stadiums-qatar-world-cup/)

Secondo quanto ricostruito dal giornale inglese, alcuni “dirigenti” talebani avrebbero guadagnato milioni di dollari fornendo attrezzature e materiali impiegati per costruire gli stadi per la Coppa del mondo.

La “fonte”, proveniente dall'ufficio di rappresentanza dei talebani a Doha, ha riferito che i talebani avrebbero sfruttato i guadagni percepiti con gli accordi del febbraio 2020 per investirli per acquistare e poi subappaltare macchinari pesanti destinati ai cantieri per le infrastrutture dei tornei.

Il Qatar non ha mai fatto mistero di appoggia varie tipologie di islamismi e di essere vicino a una serie di gruppi islamisti che vanno dai Fratelli musulmani ai Talebani stessi.


(Fonte immagine: africa-express e rai)