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Sahel: il nuovo Califfato

L'Agenzia di informazione statale del Burkina Faso ha comunicato che diversi attacchi jihadisti hanno causato la morte di almeno 32 persone, tra cui soldati e civili, lo scorso fine settimana.

15 persone, sono state prima sequestrate e poi trovate morte, mentre quattro persone sono state giustiziate da uomini armati che hanno intercettato il loro furgone tra i villaggi di Tenkodogo e Ouargaye.

Le uccisioni si sono verificate mentre il Burkina Faso, e le nazioni vicine del Mali e del Niger, combattono contro gruppi armati legati ad Al-Qaeda e all’ISIL che hanno occupato il territorio del Nord del Paese, giustiziando centinaia di abitanti dei villaggi e sfollando quasi 2 milioni di persone dal 2015.

Più di un terzo del Burkina Faso ormai fuori dal controllo del governo nazionale.

Nel frattempo, migliaia di manifestanti si sono riuniti nella capitale Ouagadougou, il 28 gennaio, per sostenere la decisione del governo di ordinare alla Francia di ritirare entro un mese i circa 400 soldati attualmente presenti nel Paese africano per aiutare a combattere i jihadisti.

La stessa decisione è stata presa anche dal governo del vicino Mali.

La presenza francese nelle sue ex colonie, benché mossa da interessi economici, è riuscita nel tempo ad arginare la furia jihadista.

Da quando il 30 settembre 2022 il comandante dell’esercito, Ibrahim Traore, ha preso il potere, la presenza francese in Burkina Faso è stata dichiarata “non gradita”.

Il 25 gennaio la Francia ha accettato di ritirare il suo contingente dall’area in cui i gruppi criminali si sono ormai sovrapposti a quelli jihadisti.

In tale scenario, senza una reale forza di opposizione, è possibile ipotizzare un allargamento dell’egemonia jihadista nel Sahel che inevitabilmente condurrebbe alla probabile creazione di un nuovo, seppur diverso, Califfato.


(Fonte immagine: britannica.com)

Burkina Faso: la “frontiera” jihadista

Permane lo stato di emergenza nel sempre più flagellato Burkina Faso.

La sovrapposizione dei gruppi jihadisti a quelli criminali si evidenzia in una ripetuta serie di attacchi mortali.

Almeno 18 persone, tra cui 16 guardie di sicurezza, sono state uccise in due attacchi jihadisti nel Burkina Faso settentrionale e nordoccidentale.

Uno dei paesi più poveri del mondo, il Burkina, sta affrontando la violenza dei gruppi armati legati ad Al-Qaeda e all'ISIS che sono entrati nel territorio dal vicino Mali nel 2015.

Questi due gruppi hanno ucciso migliaia di persone e sfollato quasi 2 milioni di cittadini.

L'incapacità del governo di fermare gli attacchi ha portato a due colpi di stato nel 2022, con ogni leader militare che ha promesso di dare priorità alla sicurezza. Tuttavia, gli attacchi continuano e gruppi armati isolano intere regioni. Le regioni orientali e del Sahel del Paese sono state le più colpite, con le città assediate dai ribelli che impediscono la libera circolazione dei civili.

I labili confini del Paese con Mali e Niger, così come le limitate capacità delle  forze di sicurezza, rendono la regione molto instabile e incoraggiano attacchi continui, soprattutto nelle regioni in stato di emergenza. I militanti tendono a prendere di mira le strutture di sicurezza e le pattuglie situate nelle aree periferiche vicino ai confini, sebbene siano aumentati anche gli attacchi ai civili.


(Fonte immagine: Google Earth)

La scia di sangue del Sahel

È stato un weekend di sangue a ridosso dell’area del Sahel.

In Congo un ordigno è esploso in una chiesa nella provincia del Nord Kivu, al confine con l’Uganda, provocando almeno 10 morti e 39 feriti.

L’atto terroristico è stato rivendicato dallo Stato Islamico.

Contestualmente, in Nigeria un gruppo armato ha attaccato la residenza parrocchiale della chiesa cattolica di San Pietro e Paolo, a Kafin-Koro, nella regione di Paikoro, uccidendo padre Isaac Achi e incendiandone l’abitazione prima di darsi alla fuga.

Nei giorni precedenti, ad Arbinda, in Burkina Faso, circa 50 donne sono state rapite giovedì e venerdì da sospetti jihadisti. Un primo gruppo di donne è stato rapito a una decina di chilometri a sud-est di Arbinda giovedì mentre un altro il giorno successivo a nord della città.

L’Africa resta terreno fertile in cui i gruppi jihadisti come al-Qaeda, ISIS, al-Shabaab, Boko Haram ed i sottogruppi ad essi collegati, continuano pericolosamente a proliferare

Ciò è dovuto, in parte, alle poche risorse dei governi locali, nonché alla sempre più comune sovrapposizione tra gruppi jihadisti e criminalità comune locale in una sovrapposizione di interessi comuni e finalità complementari che ne facilitano la compenetrazione.


(Fonte immagine: researchgate)