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Fante, cavallo e Re: sulla scacchiera Saleh al-Arouri, Abdullah al-Jundi e la strage di Kerman.

Il 2 gennaio scorso, alla vigilia dell’incontro con il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, una incursione aerea a Beirut, in Libano, ha ucciso Saleh al-Arouri, il vice leader di Hamas.

Al-Arouri, 57 anni, era vice del leader politico supremo del gruppo palestinese, Ismail Haniyeh e considerato il leader de facto dell'ala militare di Hamas in Cisgiordania. Al-Arouri era anche una figura di collegamento chiave con Hezbollah.

Haniyeh ha dichiarato che «Questo crimine verrà punito».

La recente uccisione è la prima volta prima volta dall’inizio della guerra che Israele si spinge in un altro Paese per prendere di mira vertici di Hamas, molti dei quali vivono in esilio in tutto il mondo.

L’attacco israeliano sul territorio libanese potrebbe far precipitare il conflitto in una guerra totale tra Israele e il Libano.

Intanto l'intelligence turca (Mit) ha arrestato nei pressi di Aleppo, in Siria, Abdullah al Jundi, un membro di alto profilo del gruppo estremista dello Stato islamico (ISIS) e noto come e Khattab al-Muhajir “il migrante”.

Al Jundi è stato accusato da Ankara di star pianificando attacchi contro le forze turche.

Il giorno seguente l’assassinio di al-Arouri in Libano, l’inizio del nuovo anno ha fatto registrare oltre 100 vittime nella strage di Kerman in Iran.

2 esplosioni sono avvenute durante un evento che commemorava il quarto anniversario dell’uccisione del generale Qassem Soleimani, capo della Forza Quds, un braccio del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, ucciso in un raid americano in Iraq il 3 gennaio 2020. Le esplosioni sono avvenute vicino alla sua tomba a Kerman. Le immagini sembrano suggerire che la seconda sia avvenuta circa 15 minuti dopo la prima. Un secondo scoppio ritardato viene spesso utilizzato dai terroristi per mirare ai soccorsi e infliggere più vittime.

L’ISIS ha rivendicato l’attentato con una dichiarazione pubblicata sui canali Telegram affiliati.

L’ISIS nutre un violento odio per gli sciiti, considerati alla stregua degli infedeli occidentali.

La comunità sciita, dominante in Iran, Libano e Siria, è spesso bersaglio di attacchi in Afghanistan per mano dello Stato Islsmico (sunniti).

Nel 2022, l’ISIS ha rivendicato la responsabilità di un attacco contro un santuario sciita in Iran, nel quale sono state uccise 15 persone, mentre rivendicazioni precedenti includono attentati del 2017 che hanno colpito contemporaneamente il Parlamento iraniano e la tomba dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica.

La repressione portata avanti dai talebani ha indebolito l’ISIS-K in Afghanistan, costringendo alcuni membri a trasferirsi nei Paesi limitrofi, sebbene il gruppo continui a pianificare operazioni al di fuori del Paese. Secondo una pubblicazione del “Combating Terrorism Center di West Point”, l’aumento dell’attenzione “estera” dell’ISIS-Khorasan è probabilmente lo sviluppo più preoccupante anche per l’Occidente.

Dall’analisi degli eventi appare evidente la centralità della dicotomia sunnita/sciita in uno scenario con diversi attori e forze in campo.

Da una parte il gruppo sciita Iran-Libano (Hezbollah)-Siria, al quale vanno aggiunti gli Houthi dello Yemen, che con la morte di al-Arouri ed il massacro di Kerman hanno subito un duro colpo.

Dall’altro il restante mondo arabo sunnita che assiste, in parte passivamente, al conflitto israelo-palestinese nonostante la componente sunnita coinvolta.

Nel mezzo lo Stato Islamico che sta cercando di inserirsi per riacquisire credibilità, adepti e visibilità internazionale incurante della caccia serrata ad alcuni dei suoi leader come nel caso di Abdullah al-Jundi.



(Fonte: mehrnews)

Siria: L’assassinio di Razi Mousavi e l’estensione del conflitto.

Un attacco missilistico israeliano nell’area di Sayeda Zeinab a Damasco, in Siria, ha causato la morte di Seyyed Razi Mousavi, responsabile del coordinamento dell’alleanza militare tra Siria e Iran ed uno dei più importanti comandanti dell'IRGC (Corpo delle guardie della rivoluzione islamica), nonché uno dei compagni del defunto generale Hajj Qassem Soleimani.

L’Iran aveva precedentemente promesso di vendicare qualsiasi iraniano ucciso in Siria.

La fazione della Resistenza palestinese, Fronte popolare di liberazione (FPLP), ha affermato che l'assassinio dell'anziano generale iraniano a Damasco in Siria porterà a una “escalation di attacchi contro il regime sionista”.

Da anni, Israele conduce attacchi contro quelli che descrive come obiettivi legati all’Iran in Siria, dove l’influenza di Teheran è cresciuta da quando ha sostenuto il presidente siriano, Bashar al-Assad

L’attacco israeliano in territorio siriano, potrebbe dunque causare una estensione del fronte del conflitto e il coinvolgimento di altri Paesi.

Fino ad ora l’Iran ha partecipato “per procura” indirettamente al conflitto, fornendo supporto e sostegno ed avvalendosi degli Houthi nello Yemen che, oltre a lanciare droni verso Eilat, stanno tenendo in scacco il Mar Rosso con conseguenze e ripercussioni per l’economia occidentale ed europea in particolare.


(Fonte immagine e notizia: aljazeera)

Attentato in Iran: esplode il conflitto?

Un alto ufficiale dell'intelligence dei Pasdaran, Mohammed Akiki, sarebbe in gravi condizioni dopo avere subito un tentativo di assassinio a Teheran.

Lo riporta il sito Bnn Network: «Mohammed Akiki ha subito un agguato nella capitale del Paese in circostanze misteriose. Al momento, la vicenda è avvolta nella nebbia e ci sono pochissime informazioni disponibili».

Sui social media, è già stato definito un attentato. L’ufficiale era un membro di spicco dell'Organizzazione di intelligence del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche (Islamic Revolutionary Guard Corps, acronimo IRGC e noti come Pasdaran), organizzazione istituita nel 2009.

L'Irgc disporrebbe di un'ampia gamma di informatori.

In Iran è ancora vivo il risentimento per l’assassinio di Qasem Soleimani, ucciso il 3 gennaio 2020 in un attacco con drone all’aeroporto di Baghdad, in Iraq, per ordine dell’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Lo scrittore israeliano Amir Tsarfati sul suo canale Telegram ha dichiarato che «È possibile che dietro all'attentato ci sia il Mossad».

Nel frattempo Teheran ha inviato un messaggio a Israele, tramite l'inviato Onu in Medio Oriente, spiegando che non vuole un'ulteriore escalation nella guerra tra Hamas e Israele ma che dovrà intervenire se l'operazione israeliana a Gaza dovesse continuare.

L’attentato delle scorse ore potrebbe aver compromesso definitivamente i canali della diplomazia, facendo naufragare ogni possibile mediazione e alimentando il fuoco di un conflitto che, ora, rischia di ampliarsi nell’intera area.

Sempre ieri è stato ucciso uno dei più importanti registi iraniani, Dariush Mehrjui. Il regista è stato accoltellato a morte in casa vicino a Teheran insieme alla moglie. «Durante le indagini preliminari abbiamo scoperto che Dariush Mehrjui e sua moglie, Vahideh Mohammadifar, sono stati uccisi da coltellate multiple al collo», ha reso noto il magistrato Hossein Fazeli-Harikandi.
In un'intervista la settimana scorsa al quotidiano Etemad, la moglie aveva dichiarato di aver subito minacce e un furto nella loro casa ma le autorità inquirenti hanno fatto sapere che non era stata presentata alcuna denuncia.

L'83enne Mehrjui era noto per le tante pellicole girate, a cominciare da "The Cow" nel 1969, "Mr Gullible" (1970), "The Cycle" (1977), "The Tenants" (1987), "Hamoun" (1990), "Sara" (1993) , "Pari" (1995) e "Leila" (1997). Tra il 1980 e il 1985, il cineasta aveva vissuto in Francia per lavorare al documentario “Viaggio nella terra di Rimbaud”. Tornato in Iran, aveva trionfato al botteghino con “The Tenants”.


(Fonte immagine: bnn network)

Saif al-Adel: il nuovo leader di al-Qaeda

Secondo un rapporto di esperti delle Nazioni Unite, Saif al-Adel è stato identificato da molti Paesi come il nuovo leader “de facto e non contestato” di al-Qaeda.

(https://www.washingtonpost.com/world/2023/02/15/al-qaeda-leader-saif-al-adel/)

Al-Adel, che è ricercato dagli Stati Uniti in relazione agli attacchi del 1998 delle sue ambasciate in Tanzania e Kenya, è un ex membro dell'esercito egiziano e in seguito ha combattuto i sovietici quando hanno invaso l'Afghanistan nel 1979. È anche un membro fondatore di al-Qaeda ed era un lealista di Osama bin Laden, la mente degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001.

Quando le forze statunitensi hanno ucciso il successore di bin Laden, Ayman al-Zawahiri, in Afghanistan l'anno scorso, Adel è stato ritenuto da molti esperti come il probabile prossimo leader del gruppo terroristico.

Le autorità statunitensi avevano precedentemente offerto una taglia di 10 milioni di dollari.

Al-Qaeda non ha però dichiarato pubblicamente Adel quale suo nuovo leader, forse a causa delle sensibilità politiche del regime talebano in Afghanistan.

Rita Katz, esperta di estremismo e direttrice del SITE Intelligence Group, aveva ipotizzato che al-Qaeda avrebbe nominato un nuovo leader sotto un alias che non svelasse un “volto”.

Molti Stati membri delle Nazioni Unite sospettano che il “fattore chiave”, dietro il silenzio di al-Qaeda, sia la probabile residenza di lunga data di Adel nell'Iran a maggioranza sciita. Il gruppo terroristico sunnita considera da tempo i musulmani sciiti come degli apostati.

Di conseguenza, la presunta presenza di Adel in Iran pone “questioni teologiche e operative difficili” per al-Qaeda.


Iran: attentato all’Ambasciata dell’Azerbaigian

Un funzionario è stato ucciso e due guardie ferite a seguito di un attentato compiuti da un uomo che, armato di un Kalashnikov, ha preso d'assalto l'ambasciata dell'Azerbaigian nella capitale iraniana.

Il portavoce del ministero degli Esteri azero, Ayxan Hacizada, ha dichiarato che tutta la responsabilità dell'attacco spetta all'Iran poiché la recente campagna anti-azera nei media iraniani ha inasprito la situazione.

L'Iran, che confina a nord con l’Azerbaigian, ospita milioni di persone di etnia azera ed ha a più volte accusato il governo di Baku di alimentare il sentimento separatista nella sua regione. Le relazioni tra Baku e Teheran sono storicamente tese poiché l'Azerbaigian è uno stretto alleato della Turchia, storica rivale dell'Iran.

La situazione è stata ulteriormente appesantita dalla crescente collaborazione militare dell’Azerbaigian con Israele mentre l’Iran che teme che Tel Aviv possa utilizzare il territorio azero per sferrare un attacco.

L’episodio di ieri è avvenuto sullo sfondo di un contesto ben più ampio che, oltre alle parti menzionate, coinvolge scenari globali maggiori con evidenti ripercussioni sulla situazione interna dell’Iran, sul conflitto azero-armeno e sugli equilibri geopolitici dell’area.


(Fonte immagine: aljazeera)