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Sangue a Rotterdam.

La sera del 19 settembre, un uomo armato di coltello ha pugnalato a morte una persona e ne ha ferita gravemente un'altra nella città portuale olandese di Rotterdam. Secondo quanto riferito dalla polizia, un sospetto è stato arrestato. La rete pubblica olandese Nos ha riportato alcune testimonianze secondo le quali il sospettato ha gridato “Allahu Akbar” prima di scagliarsi sulle vittime.

Il Ponte Erasmo, luogo dell'attentato, è considerato uno dei simboli della città e collega il centro storico con la zona del porto vecchio.

Non è la prima volta che questa città olandese è coinvolta in attività jihadiste.

Nell'agosto del 2017, pochi giorni dopo l'attentato sulla Rambla di Barcellona,​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​ la polizia olandese è intervenuta tempestivamente ed ha intercettato un furgone pieno di bombole di gas pronte ad esplodere per compiere una strage in occasione del concerto della band statunitense “Allah-Las”.

MALI: attacco jihadista

Il 17 settembre 2024, la capitale del Mali, Bamako, è stata teatro di un duplice attacco jihadista di vasta portata, rivendicato da Jamaʿat Nuṣrat al-Islām wa-l muslimīn (JNIM), un'organizzazione militare e terrorista di ideologia salafita jihadista, affiliato ad al-Qaeda.

Gli obiettivi principali sono stati la scuola della gendarmeria situata nel distretto di Faladié e la base militare 101, all’interno dell’aeroporto di Bamako. Questi attacchi non solo hanno causato numerosi morti e feriti, ma hanno anche avuto un forte significato simbolico.

Gli attentati sono avvenuti nel giorno del 64º anniversario della fondazione della gendarmeria maliana, creata il 17 settembre 1960. Questo dettaglio evidenzia la natura attentamente pianificata degli attacchi, che miravano a colpire il Mali non solo militarmente ma anche sul piano morale e simbolico.

Anche la base militare 101, situata presso l’aeroporto, ha subito pesanti danni.

I video diffusi dallo Jnim mostrano gli attaccanti mentre sparano nell’aeroporto vuoto e danno fuoco all’aereo presidenziale.

Gli attacchi arrivano all’indomani di un importante discorso del colonnello Assimi Goïta, presidente di transizione del Mali e attuale leader dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), in cui affermava che i gruppi terroristici nel Paese erano stati “notevolmente indeboliti”. La risposta dello Jnim è stata immediata e brutale, dimostrando una capacità d’azione che non si limita più alle aree rurali del nord e del centro del Mali, ma che ormai colpisce il cuore stesso della capitale.

Negli ultimi anni, Bamako è stata colpita da diversi attentati, tra cui il rapimento di un prete tedesco nel 2021 e l’attacco al campo militare di Kati. Tuttavia, il ricordo più drammatico per la città risale al 2015, quando attentati terroristici colpirono il bar-ristorante La Terrasse e l’hotel Radisson, causando 25 morti.

Ad agosto dello scorso anno una vasta operazione dello JNIM assediò la città di Timbuktu.

Secondo il Global Terrorism Index: «Il Sahel è il centro dell'attività terroristica globale e, negli ultimi 15 anni, è aumentata del 2000%».

In questo scenario i gruppi legati ad Al-Qaeda e all’ISIS espandono i loro attacchi in una delle regioni più povere del mondo.

Questo quadro non deve affatto sorprendere.

Già in precedenza era stato detto di come il Sahel stia diventando il nuovo Califfato.

(https://www.angelogalantino.com/blog/sahel-il-nuovo-califfato)

La sovrapposizione dei gruppi criminali con quello jihadisti, evidenziata in INFIDEL, illustra la connivenza di entità differenti che convogliano in finalità comuni.


Gli eventi del 17 settembre 2024 segnalano un’escalation senza precedenti e mettono in evidenza la vulnerabilità della capitale maliana, anche di fronte a un nemico che sembra operare con crescente impunità, nonostante le dichiarazioni delle autorità maliane che cercano di rassicurare la popolazione affermando che la situazione è sotto controllo.

Oggi più che mai è reale l’espansione dei gruppi jihadisti in Africa che stanno, sempre più rapidamente, consolidando il Califfato del Sahel nell’immobilismo internazionale pervaso da una perdurante cecità geopolitica.


(Fonte notizia: focusonafrica.info)

Le mani della Jihad in Europa e la disumanizzazione del dolore.

Gli attentati in Europa non sono mai realmente cessati ed è pertanto scorretto disquisire di “nuova ondata terroristica”.

Nella distrazione globale, un 26enne originario della Siria ha confessato di essere l'autore dell'attacco con coltello di venerdì sera a Solingen che ha provocato la morte di tre persone e il ferimento di altre otto durante le celebrazioni per il 650esimo anniversario della fondazione della città. Nella notte l'uomo, a poco più di 24 ore dall'attentato, si è consegnato alla polizia. L'attacco era già stato rivendicato dall'Isis con un messaggio diffuso in un comunicato su Amaq, il canale di notizie dell'organizzazione terroristica: «L'attentatore contro l'assemblea cristiana era un soldato dello Stato Islamico: è una vendetta per i musulmani in Palestina e ovunque».

L’attentato di venerdì sera è solo l’ultimo di una serie di azioni, molte delle quali “sfuggite” ai media nazionali, delle quali lo Stato Islamico ne ha rivendicato la paternità.

Come può un gruppo terroristico, privato della sua forza territoriale, continuare a mietere vittime a migliaia di km di distanza?

Perché le precedenti azioni sono passate in sordina senza destare attenzione e sgomento?

La risposta alla prima domanda deve essere ricercata nella strategia degli attentati “per procura”. Lo Stato Islamico, pur non avendo alcun contatto diretto con gli autori, accoglie le loro intenzioni facendole proprie.

In sostanza è sufficiente l’esecuzione di una azione funzionale alla causa jihadista e la volontà di perorarla per avere il “titolo” di adesione.

In merito alla seconda domanda e al perché certi eventi passino in secondo piano, la risposta è estremamente semplice: c’è una assuefazione al dolore, all’attacco terroristico; una pacata accettazione di ciò che, fino a pochi anni fa, generava orrore.

Da questo punto di vista lo Stato Islamico ha vinto: ha disumanizzato il nostro dolore rendendoci più simili a loro.

La mattanza di Mogadiscio.

È di almeno 32 morti e 63 feriti il bilancio dell’attacco, rivendicato da al-Shabab, che la notte del 3 agosto ha preso di mira la spiaggia “Lido Beach” di Mogadiscio.

I terroristi sono arrivati dal mare con una strategia simile a quella adoperata a Sousse.

L’attacco sarebbe iniziato intorno alle 19.30 con un primo assalitore che si sarebbe fatto esplodere mentre gli altri avrebbero aperto il fuoco sulle persone presenti.

I video mostrano decine di morti e feriti sulla spiaggia.

Un secondo commando composto da almeno 4 persone avrebbe tentato di fare irruzione in un hotel poco lontano. L’intervento delle forze di sicurezza ha impedito che i miliziani di al Shabaab potessero compiere un ulteriore strage.

Lido Beach è una delle spiagge più note e frequentate di Mogadiscio, anche da turisti e personale diplomatico e governativo e negli anni scorsi è stata teatro di diversi attentati terroristici. L’ultimo nel giugno 2023, quando alcuni terroristi di al-Shabaab  presero d’assalto un hotel sulla spiaggia.

Lo scenario del Golfo di Aden è in perenne evoluzione per la sua centralità strategica e per le nuove risorse energetiche.

La Somalia, in particolare, è un campo di battaglia su più fronti.

Il Somaliland, ex territorio britannico, ha dichiarato la propria indipendenza dalla Somalia nel 1991, atto non riconosciuto dalla comunità internazionale.

Il 28 dicembre, il Governo somalo, ha respinto la richiesta dei diritti petroliferi in Somaliland della Genel Energy, compagnia con sede nel Regno Unito.

Al tempo stesso non si placa l’offensiva del gruppo jihadista al-Shabaab tanto che pochi giorni fa, la Turchia ha approvato una mozione  per dispiegare le sue forze armate in quel Paese.

La Somalia è caratterizzata da una forte instabilità, con al-Shabaab che costituisce la principale minaccia. Dal 2007, il gruppo jihadista si è impegnato in una violenta campagna contro il governo somalo e le forze internazionali che lo supportano, causando migliaia di vittime.


Fonte: sonna.so

Attentati di Madrid: 20 anni dall’evento che segnò l’inizio del terrore jihadista in Europa.

Ieri ricorreva il ventennale degli attentati di Madrid dell'11 marzo 2004, anche conosciuti come 11-M.

Quel giorno una serie di attacchi terroristici di matrice islamista sferrati nella capitale spagnola a diversi treni locali, provocarono 192 morti (di cui 177 nell'immediatezza degli attentati) e 2.057 feriti. Sono considerati i più gravi attacchi alla popolazione civile dopo la seconda guerra mondiale, insieme agli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, allʼinterno dei confini dell'Unione europea.

Al-Qaeda rivendicò la responsabilità degli attacchi, affermando che erano una risposta al coinvolgimento di Madrid nella seconda guerra del Golfo.

Prima di allora l’Europa aveva sottovalutato il pericolo jihadista ritenendo improbabili attacchi sul suolo europeo.

(Fonte immagine: elpais.com)