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Attentati di Madrid: 20 anni dall’evento che segnò l’inizio del terrore jihadista in Europa.

Ieri ricorreva il ventennale degli attentati di Madrid dell'11 marzo 2004, anche conosciuti come 11-M.

Quel giorno una serie di attacchi terroristici di matrice islamista sferrati nella capitale spagnola a diversi treni locali, provocarono 192 morti (di cui 177 nell'immediatezza degli attentati) e 2.057 feriti. Sono considerati i più gravi attacchi alla popolazione civile dopo la seconda guerra mondiale, insieme agli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, allʼinterno dei confini dell'Unione europea.

Al-Qaeda rivendicò la responsabilità degli attacchi, affermando che erano una risposta al coinvolgimento di Madrid nella seconda guerra del Golfo.

Prima di allora l’Europa aveva sottovalutato il pericolo jihadista ritenendo improbabili attacchi sul suolo europeo.

(Fonte immagine: elpais.com)


Merry Christmas INFIDELS: le minacce al Mondo Occidentale.

Secondo il quotidiano Bild, una cellula jihadista sta pianificando attentati in Europa a Natale e Capodanno.

I terroristi intenderebbero colpire in Germania, Austria e Spagna durante le messe di Natale o il 31 dicembre. Diversi jihadisti coinvolti nel piano sono stati arrestati lo scorso sabato, rispettivamente a Vienna, nel quartiere di Ottakring, e nel Saarland in Germania.

In Spagna tre minorenni sono stati arrestati per il sospetto che stessero pianificando un'azione terroristica dopo aver subito un processo di radicalizzazione di stampo jihadista.
I tre giovanissimi sono stati individuati nel corso di un'indagine su profili attivi su social network che promulgavano messaggi violenti e di apologia del terrorismo in nome dell'Islam. Due dei tre sospettati sono stati arrestati in provincia di Madrid, mentre un terzo in quella di Barcellona.

Sempre in Spagna, l’Ufficio centrale marocchino di investigazione giudiziaria (BCIJ) e le autorità spagnole hanno condotto un’operazione Antiterrorismo congiunta, durante la quale diversi sospetti terroristi sono stati arrestati a Nador, nella regione orientale del Marocco, e nell’enclave spagnola di Melilla.
Le indagini preliminari avevano dimostrato che gli individui erano coinvolti anche nel reclutamento di altre persone nelle loro operazioni terroristiche.
L’operazione è avvenuta meno di una settimana dopo un’analoga missione antiterrorismo congiunta ispano-marocchina. La settimana scorsa, infatti, la polizia spagnola ha rivelato di essere riuscita a smantellare una rete sospettata di preparare due attacchi terroristici e contestualmente di finanziare le attività dell’ISIS con la raccolta di denaro proveniente da crimini commessi in Europa.

Ad Empoli, un giovane di 25 anni originario della Libia ha distrutto un albero di Natale ed ha danneggiato luminarie ed oggetti legati alle festività natalizie.

A Parabiago (Milano), un 30enne marocchino ha dato alle fiamme il presepe della chiesa di Villastanza urlando «La dovete pagare!» ed inveendo contro l’Italia e l’Occidente.

In Turchia il ministro dell’Interno, Ali Yerlikaya, ha annunciato che il 22 dicembre le autorità turche hanno arrestato 304 persone sospettate di avere legami con lo Stato Islamico (ISIS) in operazioni condotte in 32 province.



Cosa sta dunque accadendo? C'è davvero un rischio così elevato di attentati in questo periodo in Europa e nel mondo occidentale?

Come già analizzato in precedenti post del Blog e nel mio articolo per Mondo Internazionale, l'operato dei Media nostrani, che hanno trasformato un conflitto politico-territoriale (quello Israelo-palestinese) in un conflitto religioso-culturale, ha notevolmente ampliato il campo di "battaglia" rendendo possibile una "importazione della jihad" in Europa ad opera del sempre più nutrito gruppo di jihadisti autoctoni europei.

La possibilità che ciò avvenga in questo periodo di festività (occidentali) è sintomatico poiché nell'ideologia jihadista è sempre viva l'intenzione di colpire non solo gli individui ma anche e soprattuto l'animo occidentale degli "infedeli".

In tal senso, la scelta di obiettivi di simboli comuni condivisi dalla cultura "apostata ed impura", rappresenta una ghiotta occasione anche in termini di propaganda.

In un conflitto che non ha confini, in un periodo di consumi, shopping e divertimenti, il terrore di eventi imprevisti genera più danni di attacchi reali.

Hamas: minacce all’Italia?

Molti media nazionali riportano la notizia di una minaccia di Hamas all’Italia.

È davvero così?

Nell’intervista rilasciata al programma Agorà, Basem Naim, dice chiaramente che l'Italia ha mandato delle truppe nel Mediterraneo a combattere al fianco dei sionisti.

Medico palestinese, politico e funzionario di Hamas, Naim è stato ministro della salute nel primo governo Haniyeh e, successivamente, ministro della gioventù e dello sport nel governo di unità nazionale palestinese del marzo 2007.

Le parole di Naim, in realtà, sono una mera constatazione oggettiva di ciò che è avvenuto. Cosa ben diversa dall’essere una minaccia diretta al nostro Paese.

Si ricordi che lo Statuto di Hamas propone il ritorno della Palestina alla sua condizione precoloniale e l'istituzione di uno Stato palestinese. La stessa Carta dichiara che «non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihad».

Una jihad localizzata a quei territori.

Volendo però leggere tra le righe, si potrebbe ipotizzare un avvertimento al contingente italiano in Libano che, finora, è stato una presenza “tollerata” in virtù dell’ottima considerazione che godeva il nostro Paese in quei territori.

Oggi la situazione è diversa e potrebbe (dovrebbe) richiedere scelte e considerazioni differenti, anche da un punto di vista prettamente operativo.

Magari facendo rientrare il nostro contingente.

Se un attacco alla rappresentativa militare italiana in quei territori è probabile, cosa diversa è un attacco diretto su suolo italiano.

Può quindi Hamas colpire direttamente in Italia?

Come abbiamo visto, lo Statuto stesso di Hamas non lo prevede.

Ciò però non esclude che qualche “attore solitario”, sostenitore dello Stato Islamico, accogliendo l’invito lanciato sui canali media dell’ISIS a compiere attentati in difesa dei palestinesi, possa colpire in Italia sull’onda emulativa di quanto sta avvenendo altrove e anche se in modo totalmente slegato dal conflitto israeo-palestinese.

Deve essere inoltre ricordato che Hamas ed ISIS sono quanto di più diverso e distante possa esserci sebbene, talvolta, possano avere obiettivi comuni o similari.

Un attacco in Italia da elementi singoli filo ISIS è quindi possibile, indipendentemente da ciò che ha dichiarato Hamas.

Lo Stato Islamico, da sempre, attacca chi lo fa sentire minacciato.

Quindi ora anche noi.


(Fonte immagine: minanews)

Parigi: «Morirete tutti!»

La polizia di Parigi ha sparato e ferito gravemente una donna che indossava un hijab che avrebbe gridato «Allahu Akbar. Morirete tutti».

La donna, completamente velata, è stata colpita martedì mattina alla stazione della Bibliotheque François-Mitterrand.

L'identità della donna non è stata ancora confermata ma, secondo il capo della polizia di Parigi Laurent Nunez, potrebbe essere la stessa persona che nel 2021 ha minacciato le pattuglie urbane dell'operazione di antiterrorismo Sentinelle ed era stata messa in un reparto psichiatrico per problemi di salute mentale.

La donna non era in possesso di esplosivi nel momento in cui è stata colpita.

La Francia è al suo più alto stato di allerta dopo l'omicidio del 13 ottobre di un insegnante in un sospetto attacco islamista che gli investigatori francesi collegano a quella che hanno definito una “atmosfera jihadista”, indirettamente legata alla guerra israelo-palestinese.

La confusione mediatica del conflitto, portata dal piano politico a quello religioso-culturale, potrebbe innescare singoli individui, con fragilità mentale, nel compiere analoghe azioni.


(Fonte immagine: reuters)

Napoli: espulso membro dell’ISIS

Ousmam Sillah, 28enne gambiano sbarcato in Italia nel 2016, è stato espulso in esecuzione di un provvedimento firmato dal prefetto di Cosenza.

Dalle indagini risultava aver frequentato un campo dell'Isis in Libia ed era stato condannato dalla Corte di assise di Napoli a cinque anni di carcere per partecipazione all'organizzazione terroristica.

Il 28enne era finito nel mirino degli investigatori nell'ambito degli accertamenti fatti a carico di Alagie Touray, arrestato a Napoli nel 2018 per terrorismo nell'ambito di una operazione congiunta Digos e Ros.


(Fonte notizia: ilmattino)

(Fonte immagine: lacnews24)