Ricorre oggi il decimo anniversario dell’inizio dell’attentato alla sede di Charlie Hebdo in cui i fratelli Saïd e Chérif Kouachi uccisero 12 persone. I due, legati al ramo yemenita di Al-Qaeda, furono uccisi dalle forze speciali francesi due giorni dopo in una tipografia nella quale si erano asserragliati. La stessa sorte nella quale incorse Amedy Coulibaly che, dopo aver ucciso un agente l’8 gennaio, il giorno seguente si barricò in un supermercato kosher uccidendo 3 civili prima di essere a sua volta ucciso dall’irruzione delle forze speciali. Seppur collegati, mentre gli attacchi alla redazione giornalistica sono stati rivendicati dalla frangia yemenita di Al Qaeda, Coulibaly era un membro dello Stato Islamico. Attualmente questo resta l’unico attacco in cui vi è stata la collaborazione tra i due gruppi jihadisti. Ciò è essenzialmente dovuto ai forti legami interpersonali che i tre attentatori avevano sviluppato in una pregressa detenzione in carcere. Cosa è cambiato da quel giorno? Quanto è stata modificata la comune percezione di sicurezza? Quali conseguenze e contromisure comporterà la nuova ondata jihadista di inizio anno? Questi sono solo alcuni dei punti di riflessioni dai quali partire per comprendere cosa ci attende nel breve-medio periodo. (Fonte immagine: New York Times)